Malattia di Marburgo

Marburg_Fieber

La malattia di Marburgo (o febbre emorragica di Marburgo) è una malattia infettiva grave causata dal virus di Marburgo ed è classificata nella categoria delle febbri emorragiche virali.

Agente patogeno e trasmissione

Il virus di Marburgo fa parte della famiglia dei Filoviridae et del genere Marburgvirus.

La malattia di Marburgo è una zoonosi. Il vettore naturale del virus è un pipistrello frugivoro della famiglia degli Pteropodidae, il Rossetto egiziano (Rousettus aegyptiacus) che vive principalmente in Africa. Le scimmie ed alcune antilopi possono servire di vettori intermedi. Per gli essere umani, il contagio può avvenire indirettamente ingerendo frutti contaminati, oppure direttamente al contatto con i pipistrelli e i loro escrementi. Il virus si trasmette anche in modo diretto tramite i fluidi corporei (soprattutto il sangue, il vomito e gli escrementi) di esseri umani o di animali infetti e malati, vivi o morti.

Non è da escludere un contagio tramite oggetti contaminati, ma non esistono indicazioni che ipotizzano una trasmissione tramite aerosol.

Quadro clinico

Il periodo di incubazione dura generalmente dai 3 ai 14 giorni. La malattia si manifesta con febbre alta, mal di gola e di testa, dolori muscolari e addominali, diarrea e debolezza generalizzata. Talvolta, la malattia può degenerare in una forma grave accompagnata da sanguinamenti (motivo per il quale viene chiamata “febbre emorragica”) e attacco del sistema nervoso centrale, causando paralisi e stato confusionale. Esistono tuttavia anche forme benigne. Il trattamento agisce soprattutto sui sintomi.

Il tasso di letalità varia fra il 25 e l’80 per cento.

Distribuzione geografica e frequenza

La malattia di Marburgo è presente in Africa centrale, principalmente in Angola, in Repubblica democratica del Congo e in Uganda. Alcuni casi sono stati segnalati anche in Kenya e in Zimbabwe, legati a visite o lavoro in miniere, grotte o caverne. Si tratta tuttavia di una malattia rara, con meno di 600 casi registrati dal 1967, con circa 500 decessi.

Negli altri paesi, casi isolati importati da viaggiatori sono possibili ma estremamente rari. Ad oggi non è stato segnalato nessun caso in Svizzera.

Il personale medico, di laboratorio o i membri della famiglia del malato fanno parte dei gruppi a rischio, in particolare nel momento delle cure prestate ai malati, in caso di contatto diretto con i fluidi corporei. Anche i collaboratori di organizzazioni come il CICR e MSF che lavorano in una zona di epidemia sono da considerarsi come gruppo a rischio.

Prevenzione

Il virus è stato importato tramite animali da laboratorio (scimmie verdi) a Marburgo in Germania, dove il personale del laboratorio ha poi contratto la malattia.

Il rischio di infezione è esiguo per i viaggiatori, poiché la trasmissione avviene soltanto in caso di stretto contatto con un paziente o un animale infetto. Ad oggi, non esistono né vaccini né terapie autorizzati in Svizzera.

In caso di epidemia, l‘UFSP si mantiene in contatto regolare con i suoi partner internazionali per prendere le misure necessarie. In base alla situazione, l’UFSP segnala i casi all’OMS in conformità con il Regolamento sanitario internazionale (RSI, 2005).

Potete ottenere informazioni più dettagliate riguardo alla diffusione della malattia nel mondo e ai mezzi per proteggersi presso il vostro medico curante o uno specialista in medicina dei viaggi.

Ultima modifica 03.03.2024

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