Le misure della Strategia contro le resistenze agli antibiotici stanno producendo i loro effetti: cala l’uso di antibiotici

Berna, 10.11.2022 - Dallo «Swiss Antibiotic Resistance Report 2022 (SARR)» emerge che negli ultimi anni i medici e i veterinari hanno prescritto sempre meno antibiotici. È stato possibile frenare per il momento anche l’aumento dei tassi di resistenza. Per garantire a lungo termine l’efficacia degli antibiotici e arginare lo sviluppo di resistenze, nel 2015 il Consiglio federale ha lanciato una Strategia nazionale contro le resistenze agli antibiotici (StAR). Le misure avviate congiuntamente stanno gradualmente producendo effetti in tutti i settori in Svizzera. A livello globale, tuttavia, le antibiotico-resistenze continuano ad aumentare.

La genesi di batteri resistenti è un problema mondiale per l’essere umano e gli animali. Se si verifi-cano infezioni da batteri multiresistenti, può risultare difficile e talvolta addirittura impossibile trattar-le con gli antibiotici.


La sorveglianza del consumo di antibiotici e delle resistenze a questi medicamenti conferma la ten-denza positiva in atto in Svizzera. Lo «Swiss Antibiotic Resistance Report» dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) e dell’Ufficio federale della sicurezza alimentare e di veterinaria (USAV) mo-stra una diminuzione in alcuni importanti settori.

Uso minore di antibiotici nella medicina umana e veterinaria

Dal 2019 al 2021 il consumo totale di antibiotici nella medicina umana è diminuito del 19 per cento. In questo ambito hanno sicuramente svolto un ruolo importante una migliore igiene, come per esempio il frequente lavaggio delle mani, la disinfezione, l’uso di mascherine e la riduzione dei contatti durante la pandemia di COVID-19, in quanto tali misure hanno portato in generale a una diminuzione del numero di infezioni. Prima della pandemia, ossia nel periodo dal 2010 al 2019, il consumo di antibiotici nella medicina umana era rimasto abbastanza stabile, ma era stato possibile registrare una netta riduzione per quanto riguarda l’uso degli antibiotici critici appartenenti al gruppo «watch».


Nel confronto europeo, la Svizzera continua a essere uno dei Paesi con il consumo più basso di antibiotici. Tuttavia, esistono notevoli differenze regionali: nelle regioni francofona e italofona il consumo di antibiotici pro capite è in media sensibilmente maggiore rispetto a quello nella Svizzera tedesca. Nel 2021 la maggior parte degli antibiotici è stata impiegata per combattere le infezioni delle vie urinarie (40 %), seguite dalle malattie delle vie respiratorie superiori (23 %).


Nel 2021 i veterinari hanno prescritto circa il 6 per cento in meno di antibiotici rispetto al 2019. Dal 2012 è stato possibile ridurre di circa la metà il numero di prescrizioni di antibiotici nel settore veterinario. Il consumo dei cosiddetti antibiotici critici, che sono particolarmente importanti per la medicina umana, ha continuato a calare tra il 2019 e il 2021; dal 2016 è diminuito quasi della metà.


Dai dati sulle resistenze rilevati nella medicina umana e veterinaria emergono andamenti differenti: i tassi di resistenza di alcune specie batteriche sono nettamente aumentati, mentre quelli di altre sono rimasti stabili o diminuiti. Complessivamente, negli ultimi anni si sta delineando una loro stabilizzazione.

Misure a tutti i livelli

Negli scorsi anni sono state attuate nella medicina umana e veterinaria, ma anche nell’agricoltura diverse misure importanti volte a ridurre l’uso di antibiotici e l’insorgere di resistenze. Linee guida, manuali, raccomandazioni e corsi di perfezionamento aiutano medici e veterinari nella scelta degli antibiotici e nel loro corretto utilizzo.


Dall’ottobre del 2019 i veterinari devono inserire tutte le prescrizioni di antibiotici nel «Sistema d’informazione sugli antibiotici nella medicina veterinaria» (SI AMV). I risultati aiutano a valutare le misure già implementate per un uso prudente degli antibiotici. Un’ampia rete nella medicina umana consente di sorvegliare meglio l’uso degli antibiotici nell’essere umano. Per esempio, possono essere utilizzati in modo mirato nuovi moduli di formazione sull’uso appropriato degli antibiotici.


In futuro, l’immissione di antibiotici nelle acque sarà ridotta in modo massiccio grazie al potenziamento degli impianti di depurazione delle acque di scarico con ulteriori fasi di depurazione. Il principio di precauzione parla chiaro: meno antibiotici sono immessi nell’ambiente, meglio è. Il programma di potenziamento è stato avviato nel 2016, nel 2020 è stato depurato in una fase di trattamento supplementare già l’11 per cento delle acque reflue svizzere, percentuale che dovrà salire al 70 per cento entro il 2040. Dati misurati nel Reno mostrano che, grazie a questo trattamento ulteriore, la concentrazione di antibiotici diminuisce nettamente.


Come complemento alla Strategia nazionale contro le resistenze agli antibiotici, nel 2015 il Consiglio federale ha lanciato un programma nazionale di ricerca (PNR 72). Ora il PNR 72 «Resistenza antimicrobica – un approccio One Health» è stato concluso e mostra nuove soluzioni per arginare la diffusione di agenti patogeni resistenti agli antibiotici, utilizzare questi ultimi in modo più responsabile e trattare meglio le infezioni causate da agenti patogeni antibiotico-resistenti.

Rafforzare la cooperazione

In relazione alle resistenze agli antibiotici, la salute umana e quella animale sono strettamente legate tra loro. Per esempio, nel PNR 72 sono state rilevate tra l’altro trasmissioni di patogeni resistenti tra i pazienti dimessi dall’ospedale e i loro familiari, nonché tra il personale delle cliniche veterinarie e gli animali trattati in quelle strutture. Gli specialisti di vari settori collaborano più intensamente in base al cosiddetto approccio One Health, cercando insieme soluzioni a problemi sanitari complessi. Il «Swiss Antibiotic Resistance Report 2022 (SARR)» segue questo approccio e analizza i dati provenienti da tutti i settori in un rapporto congiunto.  


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