Ambulatoriale prima di stazionario: il monitoraggio conferma lo spostamento

Berna, 06.12.2021 - Il secondo monitoraggio relativo all’introduzione di un elenco di interventi da eseguire ambulatorialmente conferma lo spostamento dal settore stazionario a quello ambulatoriale. Questa è la conclusione del monitoraggio condotto dall’Osservatorio svizzero della salute (Obsan) su incarico dell’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP).

Da gennaio 2019, sei gruppi di interventi chirurgici sono rimunerati dall’assicurazione obbligatoria delle cure medico-sanitarie (AOMS) solo se eseguiti ambulatorialmente, salvo in casi giustificati. Il Dipartimento federale dell’interno (DFI) parte dal presupposto che un intervento ambulatoriale indicato dal punto di vista medico sia maggiormente nell’interesse del paziente e richieda meno risorse. Diversi Cantoni hanno già adottato degli elenchi propri, alcuni dei quali comprendono altri gruppi di interventi oltre ai sei decisi a livello federale. La decisione del DFI mirava a promuovere il regime ambulatoriale in tutta la Svizzera e a creare una regolamentazione unitaria di questi interventi per tutti gli assicurati nel nostro Paese.

Impatto della pandemia sulle cifre

Dal monitoraggio introdotto due anni fa emerge che gli interventi stazionari sono diminuiti mentre quelli ambulatoriali sono aumentati. L’effetto di spostamento auspicato è quindi in atto.

Il secondo monitoraggio 2020 dell’Obsan mostra che il calo degli interventi stazionari nel 2020 è stato più lieve rispetto all’anno precedente. Anche gli interventi ambulatoriali sono diminuiti leggermente dal 2020 al 2019 (fatta eccezione per quelli alle vene varicose). Si può quindi desumere che la regressione degli interventi ambulatoriali sia riconducibile alla posticipazione, causa pandemia, di operazioni non urgenti nella primavera del 2020. Il rapporto dell’Obsan evidenzia che lo spostamento dal settore stazionario a quello ambulatoriale è in generale continuato nel 2020, confermando così che i provvedimenti federali hanno esplicato il loro effetto anche nel secondo anno di monitoraggio. Tuttavia, i dati attualmente disponibili non permettono di esaminare nel dettaglio gli effetti della pandemia.

Interventi stazionari: non sempre giustificati

Nel 2020, per una quota tra il 43 per cento (in caso di emorroidi) e il 95 per cento (in caso di artroscopia del ginocchio) degli interventi eseguiti in ambito stazionario, la scelta di questo regime era giustificata. Può per esempio sussistere una malattia di base oppure trattarsi di un intervento multiplo, come nel caso di un’artroscopia del ginocchio eseguita contemporaneamente a un’operazione al legamento crociato. 

Tuttavia, per una quota tra il 5 e il 57 per cento degli interventi eseguiti eccezionalmente in ambito stazionario, la scelta di questo regime era ingiustificata. Esiste comunque una piccola parte di criteri derogatori che non rientra nelle statistiche. L’Obsan invita dunque a interpretare i risultati con prudenza. Non si può stabilire se questi dati mancanti permettano di spiegare lo scarto complessivo. 

Diminuzione dei costi

Il monitoraggio mostra inoltre che i costi complessivi (ambulatoriali e stazionari) dei sei gruppi di interventi sono leggermente diminuiti anche nel 2020. Mentre nel 2019 il calo dei costi stazionari è stato compensato da un aumento di quelli ambulatoriali nel quadro dell’AOMS, nel 2020 anche i costi degli interventi ambulatoriali si sono ridotti. Questo è probabilmente imputabile al calo, causa pandemia, del numero degli interventi ambulatoriali.

Gli elenchi dei sei gruppi di interventi e dei criteri derogatori sono riportati nell’ordinanza sulle prestazioni (OPre, allegato 1a). Tutti i dati statistici sul monitoraggio sono consultabili sul sito web dell’Obsan.


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